In queste settimane non si sente altro che il motto #iorestoacasa.

Per un senso di responsabilità nei propri confronti e nei confronti degli altri siamo tutti “costretti”emotivamente ad un isolamento volontario.

Molti di noi fanno fatica a capire questo concetto. Per egoismo, menefreghismo o mancanza di rispetto. Qualunque sia questo loro mostro interiore che li fa uscire di casa mettendo a repentaglio, non tanto la loro vita, quanto la vita di chi hanno accanto.

Ci sono dei mostri ben più peggiori. Ci sono nuclei familiari che, a causa di questa imponente emergenza sanitaria, non hanno più potuto avere un’adeguata assistenza per i propri cari con problemi psichici. Chi ha bisogno di sostegno per le cure ai loro amati con gravi disabilità motorie e chi, invece, ha il proprio mostro che dorme nel loro letto.

Cominciano ad echeggiare sempre di più tra le pagine dei giornali aggressioni domestiche. Molte donne subiscono sistematicamente violenze da parte del convivente. Litigi familiari che si trasformano in tragedie.

Un articolo uscito stamattina riportava la notizia che ieri a Roma, zona Laurentino, un ragazzo di 20 anni, affetto da disturbi psichici, in seguito ad una discussione avvenuta con la madre riguardo la separazione dal marito l’ha uccisa con diversi fendenti fino a decapitarla.

L’avvenimento dei fatti, al momento, è al vaglio delle indagini che seguono la testimonianza della sorella quindicenne che ne è divenuta la testimone e l’unica superstite.

Persone lasciate sole con i propri mostri ma non per un sistema egoista perché adesso c’è altro a cui pensare bensì per proteggerli da un nemico invisibile che sta mietendo una media di 500 vittime al giorno, almeno in Italia.

E proprio queste sono le persone che non si lamentano, affrontano la quarantena in silenzio e con dignità. Stringendo i denti e combattendo come hanno sempre fatto.