La prima volta che sentii nominare Girolimoni avevo circa nove anni. Non sapevo neanche cosa significasse e soprattutto non sapevo che dietro quella parola ci fosse una persona.

Sentivo frasi tipo: ” non passare mai per quella traversa, il tizio è un girolimoni”, oppure, “Hai visto quell’altro tizio? Pare un girolimoni!”

Una parola a cui non riuscivo a dargli un significato, non capivo cosa c’entravano i limoni con il giro… Un giro di limoni.. Mah.. Poi un giorno mi venne spiegato da mia madre che girolimoni era un termine assegnato a coloro che volevano rapire o far del male alle bambine.

Un nome che divenne un modo di dire per identificare colui che oggi chiameremo pedofilo.

Girolimoni, ad oggi, è considerato tra i primi grandi errori giudiziari della storia.

Correva l’anno 1924 e le metodologie investigative dell’epoca si basavano molto sulle testimonianze oculari.

Di lui si sapeva che rapiva bambine intorno ai sei anni di età. Il rapimento avveniva in una zona di Roma, solitamente intorno San Pietro, ed il ritrovamento del corpo avveniva il giorno successivo in un’altra zona. Si parlava di un uomo alto, anziano, magro, con il bastone, i baffi ed era elegante. Secondo alcune testimonianze nel parlare aveva un accento “straniero”.

La sua vittima più piccola fu Celeste Tagliaferri, aveva appena un anno e mezzo. Fu rapita nella propria abitazione mentre dormiva nella culla. Venne ritrovata qualche ora più tardi con un fazzoletto intorno al collo e delle gravi ferite nel basso ventre, per le quali, morì poco dopo.

Il fazzoletto legato intorno al collo, un breviario scritto in lingua inglese semi bruciato ed altri indizi venivano sempre trovati accanto ai corpicini delle vittime

Bianca Carlieri viene vista dalle amichette per mano passeggiare con un uomo vestito di grigio. alla domanda delle amiche su dove stesse andando Bianca risponde che suo zio andavano a comprare delle caramelle.

Rosina Pelli, di soli due anni, subisce lo stesso atroce destino di Bianca. In entrambi i casi le bambine furono trovate senza il calzino e la scarpetta destra.

La caccia all’uomo era aperta! Vi partecipavano il Popolo, la Stampa ed il Regime. Quella voglia di dare a tutti i costi un volto al colpevole fece si che alcuni provarono a far ricadere la colpa anche su Mussolini.

Nel 1927 aveva acquisito una certa sicurezza e, come spesso accade, si cominciava a spingere oltre cominciando a commettere errori.

Entrò in casa di Armanda Leonardi per rapirla, la madre non fece in tempo a fermarlo ma fece in tempo a vederlo. Subito dopo un ristoratore dichiarò che si era a fermato a mangiare un uomo elegante, con una ferita sul collo ed al tavolo con una bambina che somigliava molto alla foto di ricerca della piccola Armanda.

Il suo corpicino venne ritrovato il giorno dopo il rapimento sotto l’Aventino.

Dopo l’omicidio di Elsa Berni Mussolini parla alla popolazione attraverso i giornali: ” rabbrividendo nelle più profonde fibre del suo tenerissimo cuore di padre” dichiara guerra al Mostro e non vuole lasciare impuniti simili delitti.

Ecco che entra in scena Gino Girolimoni, un uomo elegante che per vivere funge da mediatore/sensale. gli operai che avevano bisogno di un legale si rivolgevano a lui per poter essere messi in contatto con un avvocato riguardo infortuni sul lavoro. Sembrerebbe che fossi tra i pochi a possedere una Peugeot: una macchina a due posti.

Ci siamo! il Mostro è stato trovato! Anche il ristoratore lo riconosce in quell’uomo che era andato nel suo ristorante con la bambina, Armanda, prima di ucciderla.

Girolimoni era solito giare per le zone delle scomparse delle bambine, possedeva diversi abiti eleganti e tutto sembrava coincidere con le descrizioni fornite alla Polizia.

Solo una cosa non andava bene, lui si è sempre dichiarato estraneo alle vicende ed assolutamente innocente. Lo gridava a gran voce anche dal carcere ma nessuno volle ascoltarlo.

Il suo grido di innocenza arrivò fino al Commissario di Pubblica Sicurezza Giuseppe Dosi che cominciò a far trasparire tutte le incongruenze delle indagini.

I testi degli scritti trovati vicino al corpo di alcune vittime erano in lingua inglese. Sul fazzoletto trovato intorno al collo di un’altra bambina c’erano le iniziali R. L. e che il Girolimoni durante uno degli omicidi non si trovava neanche a Roma.

L’attenzione si spostò verso un Pastore Protestante della Chiesa Anglicana a Roma: Ralph Lyonel Bridges che nel frattempo venne estradato e non fu possibile arrestarlo. Di lui venne scoperto che a suo carico c’erano già dei precedenti per tentata violenza contro le bambine ma mai nessuna condanna.

Girolimoni a quel punto venne scarcerato ed ha vissuto il resto della sua vita saltando da un lavoretto all’altro. Nonostante ogni accusa a suo carico venne fatta cadere il suo nome faceva rabbrividire chiunque lo sentisse marchiandolo a vita come uno stupratore ed assassino di bambine.

Il commissario Giuseppe Dosi non voleva fermarsi a guardare che un tale soggetto potesse cavarsela con l’estradizione ma del resto il Regime non voleva conflitti con l’Inghilterra e tantomeno scontrarsi con la Chiesa così, dopo vari trasferimenti, venne rinchiuso nel carcere di Regina Coeli e passò 17 mesi in manicomio. Solo dopo la caduta del Fascismo fu reintegrato in Polizia e divenne membro dell’Interpol.

Il 18 Settembre del 1972, sotto la regia di Damiano Damiani, Nino Manfredi interpreta Gino Girolimoni nel film: Girolimoni, il mostro di Roma