Nell’inverno del 1902 Torino fu messa alla prova dall’improvvisa scomparsa di Veronica Zucca.

La bambina aveva solo 5 anni ed era solita giocare in strada, davanti l’attività dei propri genitori.

I genitori gestivano il Caffè Savoia in Piazza Savoia (all’epoca Piazza Paesana) e la piccola era solita aggirarsi tra la Piazza e la limitrofa Via della Consolata sotto lo sguardo attento della madre.

Purtroppo una mattina di quel terribile Gennaio Veronica scomparve improvvisamente. In un attimo non c’erano più tracce di lei, come si fosse volatilizzata nel nulla.

L’allarme fu lanciato immediatamente ed in breve tempo tutta la zona era in allerta. Tutti erano pronti a collaborare con la Polizia cercando di fornire più dettagli possibili.

La paura era palpabile. Torino già non godeva di un’ottima reputazione venendo catalogata come una città Satanica e la scomparsa della bambina diede adito a descrivere il rapitore con sembianze animalesche, mezzo uomo e mezzo caprone. Del resto chi potesse mai desiderare di rapire una bambina se non il Demonio? (ndr)

Tra gli indiziati dell’epoca fu dapprima arrestato un ex dipendente del Caffè Savoia. Il sedicenne Alfredo Conti che fu licenziato in seguito ad una forte discussione con il titolare, padre di Veronica, che si concluse con delle minacce di vendetta nei confronti di quest’ultimo.

Da alcune testimonianze risultò che il ragazzo era stato visto in compagnia della piccola Veronica il giorno della sua scomparsa. Conti non negò di averle parlato ma negò sempre il suo coinvolgimento nella scomparsa della bambina e diede un valido alibi che lo fece scarcerare.

Il tempo scorreva ed i mesi passavano senza notizie della piccola Veronica tanto meno del suo sequestratore.

Nel frattempo, in Aprile di quell’anno, iniziarono dei lavori di ristrutturazione di Palazzo Paesana, situato tra via Consolata e Piazza Savoia, nei pressi della scomparsa di Veronica.

Gli operai notarono un odore nauseabondo provenire dalle cantine. Durante la ricerca dell’origine del puzzo insopportabile trovarono una cassa di legno e quando la aprirono ebbero una amara sorpresa. Al suo interno c’era il corpo, o quello che ne rimaneva, di una bambina.

Veronica era stata trovata. Non si era mai allontanata molto da li. Era stata sempre vicino agli occhi ed al cuore di tutti.

Dai primi rilevamenti sembrava che era piccola era stata solamente tramortita e lasciata morire all’interno di quella cassa ma in seguito gli esami effettuati portarono alla luce una verità più efferata. Era stata trafitta da almeno sedici coltellate.

A Torino era tornata la paura.

Venne accusato di essere il mostro Carlo Tosetti, lavorava da quarant’anni a servizio del Marchese di Paesana, ma dopo due mesi di carcere venne scagionato. La sua vita si concluse in povertà e sempre con l’alito del sospetto sul collo.

Del mostro non ce ne fu più notizia fino al Maggio 1903. Un’altra bambina di 5 anni scompare nel nulla. Si perdono le tracce di Teresina Demarca da una zona limitrofa a quella della scomparsa di Veronica Zucca. 

L’inquietudine si faceva strada e non persero tempo. Nonostante fosse passato un anno dal ritrovamento di Veronica la memoria era ancora fresca e cominciarono a cercare proprio tra gli scantinati di Palazzo Paesana. Teresina abitava in quel palazzo ed era un dettaglio da non sottovalutare.

Teresina fu trovata, ancora viva, con tre ferite da arma da taglio. Fortunatamente non erano ferite mortali e ciò permise la riabilitazione della piccola.

Lei, testimone di tanta brutalità seppe descrivere ed indicare, insieme ad altre testimonianze, l’identità del vero mostro di via della Consolata: Giovanni Gioli

Lo scopino ventiquattrenne confessò l’omicidio di Veronica e quello che doveva divenire il secondo omicidio di Teresina. Confessò anche di aver provato a mettere in atto i suoi programmi anche con altre bambine, ma senza successo.

Nei primi mesi del 1904 fu processato e gli fu negata l’infermità mentale. Fu condannato a 24 anni di prigione ma sembrerebbe che lui commentò la sentenza affermando che sarebbe uscito a 48 anni.

Non ci sono altre informazioni successive al periodo di carcerazione.