La creazione del Santa Maria della Pietà risale al XVI secolo. La prima sede era a Roma, in Piazza Colonna, con lo scopo di accogliere i pellegrini. In seguito il suo scopo era quello di aiutare i poveri ed i folli.

Nel 1909 cominciò la costruzione del nuovo ospedale psichiatrico sulla collina di Monte Mario. Denominato Manicomio Provinciale Santa Maria della Pietà ed inaugurato da Vittorio Emanuele III il 31 maggio 1914.

foto d’epoca

Era una struttura imponente e grandiosa in tutta la sua vastità di padiglioni e giardini. Ogni padiglione aveva la sua destinazione d’uso. C’era il padiglione dei pazienti malati di TBC, il padiglione degli schizofrenici – epilettici – malati senili, il padiglione dei criminali, il padiglione dei bambini.

In quegli anni per la legge 36/1904 bastava il rilascio di un certificato medico che dichiarava la persona pericolosa per se o per gli altri per autorizzare il ricovero:

“Debbono essere custodite e curate nei manicomi le persone affette per qualunque causa da alienazione mentale, quando siano pericolose per sé o  per gli altri o riescano di pubblico scandalo e non siano e non possano essere convenientemente custodite e curate fuorchè nei manicomi”.

Nonostante fosse stato considerato l’ospedale psichiatrico più grande d’Europa ci fu un incremento impressionante di richiesta di ricoveri che andavano oltre i 1000 posti letto di cui disponeva.

Da ricerche effettuate risulta di notevole importanza il padiglione VI.

L’11 Aprile 1938 nel padiglione VI Ugo Cerletti, in collaborazione con un suo paziente affetto da schizofrenia e stati di delirio ed allucinatori Lucio Bini, sperimentò per la prima volta l’elettroshock su un essere umano.

Impresso nei ricordi e nella storia anche il padiglione 90 dove echeggia tutt’oggi la disperazione dei bambini ricoverati e lasciati soli. Il tasso di mortalità era molto elevato e molti di loro non hanno più visto la luce e la libertà.

Bambini vivaci, deformi e caratterialmente problematici affollavano il padiglione.

Solo una volta raggiunti i 13 anni venivano trasferiti insieme agli adulti, anche se adulti non erano.

Testimonianza di quanto accadeva in quel padiglione è scritta nel libro “Avevo solo le mie tasche” di Alberto Paolini. Alberto ha vissuto per 42 anni all’interno di Santa Maria della Pietà e racconta come l’elettroshock venne praticato anche su alcuni bambini.

In seguito, però, anche Santa Maria della Pietà fu colpita dalle legge 180/1978, la Legge Basaglia, che indisse la chiusura dei manicomi su tutto il territorio Italiano.

Dopo gli anni ’70 la struttura ha ospitato la seconda cattedra di clinica psichiatrica dell’Università “La Sapienza” di Roma mentre attualmente ospita gli uffici amministrativi dell’ospedale San Filippo Neri.

Planimetria Santa Maria della Pietà – anno 2010

Dal 2016 la struttura è stata ricoperta di opere di street art in memoria di quanto è avvenuto tra le sua mura ed è possibile ammirare le creazioni dello street artist Gomez de Teran.

Creazione dello street artist Gomez de Teran