Conosciuto anche come il Vampiro di Bottanuco oppure come lo strangolatore di donne, Vincenzo Verzeni è passato alla storia non tanto per l’efferatezza dei suoi crimini bensì perchè fu il primo caso che venne analizzato e studiato, per le scienze criminologiche, da colui che un domani sarebbe divenuto uno dei padri fondatori della Criminologia, Cesare Lombroso.

Vincenzo Verzeni nasce a Bottanuco l’11 aprile 1849. Quando aveva tra i 18 ed i 19 anni cominciò a sperimentare alcune sue fantasie.

Tentò di strangolare sua cugina, Marianna Verzeni che all’epoca viveva in casa con lui. Era malata e costretta a letto. Le mise le mani intorno al collo ma non la uccise.

Altre due donne furono sue vittime che, fortunatamente, sopravvissero perché non portò lo strangolamento a termine.

Essendo nelle prime fasi della messa in opera delle sue fantasie provò, come lui stesso ha dichiarato, “un immenso piacere solo a toccargli il collo” e questo lo fermò subito.

Cominciò a mietere vittime quando questo “estremo piacere” cominciò a ritardare e da li via via ha avuto la sua escalation. Dopo averle strangolate fino alla morte provava piacere nel mordere il collo e l’interno delle cosce fino a berne il sangue che ne fuoriusciva dalle ferite.

Quando fu il turno di Elisabetta Pagnoncelli venne dato un volto allo strangolatore di donne. Vennero scoperti anche altri crimini che il Sig. Verzeni dichiarò insieme alla volontà di rimanere in carcere per evitare di continuare ad uccidere. Nonostante lui fosse cosciente della gravità delle sue azioni non riusciva a frenare quegli impulsi. Il piacere che provava durante lo strangolamento e durante l’assunzione del sangue delle sue vittime, effettuato post-mortem, era più forte di ogni coscienza.

Consapevole che non sarebbe mai riuscito a fermarsi preferì farsi rinchiudere in galera.

Secondo gli studi effettuati da Cesare Lombroso, il Verzeni, nonostante commettesse dei crimini efferati e definendolo un divoratore di carne umana e sadico sessuale non lo ritenne un malato di mente ma perfettamente lucido mentre commetteva.

Condannato all’ergastolo un velo di mistero si aggira intorno alla data del decesso del Verzeni.

Secondo alcuni è morto suicida, in carcere, nel 1918. Secondo altri gli venne scontata la pena da ergastolo a 30 anni e allo scadere di questi 30 anni di reclusione la popolazione non era affatto contenta che un tale personaggio tornasse libero. Così intorno al 1902 sembrerebbe che sia stato trasferito al carcere di Civitavecchia (in provincia di Roma) per poi tornare in libertà ed al suo paese di origine, Bottanuco, dove nel 1918 morì

Ad oggi il Verzeni rispecchiava il Vampirismo patologico per l’estremo bisogno di assumere il sangue delle sue vittime. I suoi delitti sono di matrice parafiliaca perché spinti da forti impulsi sessuali con pratiche di Over Killing mordendo le vittime post-mortem