Unico caso riconosciuto in Italia di Vampirismo, Vincenzo Verzeni ha commesso solo due omicidi ma è passato alla storia per l’efferatezza dei suoi atti sulle vittime.
Nato l’11 aprile del 1849 a Bottanuco da una famiglia composta da un padre violento ed alcolizzato e una madre succube con problemi di epilessia.
La situazione economica è grave e molte discussioni provengono per la mancanza di denaro.
Prima e durante il compimento dei due efferati omicidi Verzeni tenta degli approcci con le sue fantasie.
Il primo caso ricondotto a lui è stato quello di cercare di mordere della cugina mentre dormiva.
Tenta di aggredire Barbara Bravi ma le sue urla bastarono per farlo desistere e scappare.
Tenta un nuovo approccio con Margherita Esposito ma Verzeni viene aggredito a sua volta. Nel difendersi Margherita lo ferisce al volto.
Maria Galli venne importunata da un uomo che riconobbe nel Verzeni.
Il giorno prima di uccidere la sua seconda vittima spinse e cercò di mordere alla gola Maria Previtani.
La prima reale vittima ( 8 Dicembre 1870 ) è stata una bambina di 14 anni, Giovanna Motta.
Aggredita mentre era impegnata in alcune faccende per la famiglia il suo corpo viene ritrovato 4 giorni dopo la scomparsa orribilmente mutilato.
Le erano stati asportati gli organi genitali e le interiora. Il collo presentava numerosi morsi ed una parte del polaccio le è stato strappato via con ferocia.
Vicino al corpo, su di un sasso, sono stati trovati 10 spilloni ( possibile piquerismo ).
La seconda ed ultima vittima fu Elisabetta Pagnoncelli, venne anch’essa ritrovata squartata e con numerosi morsi sul collo.
Verzeni venne arrestato e processato nel 1873.
La perizia psichiatrica venne assegnata a Cesare Lombroso, padre dell’odierna criminologia.
Lombroso definì il Verzeni come “un sadico sessuale, vampiro, divoratore di carne umana”
Durante il processo Vincenzo Verzeni affermò “Le graffiature che si trovarono sulle cosce non erano prodotte con le unghie ma con i denti perché io, dopo averla strozzata, la morsi e ne succhiai il sangue che era colato, con la quale godei moltissimo”. Venne condannato ai lavori forzati a vita e morì poco dopo, il 13 Aprile 1874.
La riproduzione della mummia di Vincenzo Verzeni è esposta nelle sale de Il Museo di Arte Criminologica di Roberto Paparella, presso il Castello di Casale Monferrato.