Si parla di Vampirismo clinico per identificare il bisogno compulsivo di entrare in contatto con il sangue, che sia visivo, sensoriale oppure ingerito. Chi pratica il Vampirismo lega il sangue al fattore sesso, come se questi ne fosse parte fondamentale ed indivisibile. Rientra, infatti, nelle parafilie a carattere sessuale.

Il Manuale Diagnostico dei disordini Mentali non ne fa menzione neanche nella quinta ed ultima, ad oggi, edizione. Infatti molti Psicologi o Psichiatri trattano questo disturbo nel medesimo modo in cui vengono trattati i soggetti psicotici o schizofrenici.

E’ conosciuto anche con il nome di Sindrome di Renfield coniato da Richard Noll, famoso psicologo clinico e storico della medicina.

Secondo Noll, questa sindrome, comincia a manifestarsi nei primi anni dell’infanzia quando il bambino è coinvolto in un incidente sanguinoso e per il quale prova eccitazione alla vista del sangue.

La fase successiva passa attraverso l’autovampirismo provocandosi delle ferite per bere il proprio sangue.

Un’altra fase riconosciuta è chiamata Zoophagia. Il soggetto prova gusto a bere sangue animale. Solitamente le prede più scelte sono gli animali domestici in quanto più accessibili.

Si arriva così al Vampirismo Clinico dove il soggetto è nella fase più avanzata della sindrome ed è disposto a procurarsi il sangue da ingerire sia legalmente che non. Chi soffre di questa sindrome è disposto a tutto ed è paragonabile ad un tossicodipendente: disposto a tutto per una dose.

In alcune credenze bere sangue umano occorre per prendere la forza vitale del donatore. Da forza, conoscenza e lunga vita.

Possiamo menzionare Elizabeth Bathory, soprannominata la Contessa Dracula o la Contessa Sanguinaria, che in Ungheria fu accusata di aver ucciso tra le 100 e le 300 giovani donne per berne il sangue ed acquisire la loro giovinezza.

In Giappone, in particolare a Tokio, Tsutomu Miyazaki fu arrestato nel 1989 per aver cercato di fotografare delle bambine nude. Appassionato di pornografia e cartoni animati erotici. Confessò di aver ucciso 4 bambine, di averne in parte mutilato i corpi e di averne bevuto il sangue. Credeva che questa pratica potesse riportare in vita il nonno deceduto poco prima dell’inizio degli omicidi. Il tipico fattore scatenante che attualmente sarebbe preso in considerazione dai Profiler.

In Italia citiamo il Vampiro di Bottanuco, Vincenzo Verzeni. Passato alla storia perché fu il primo caso che venne analizzato e studiato, per le scienze criminologiche, da colui che un domani sarebbe divenuto uno dei padri fondatori della Criminologia attuale, Cesare Lombroso.

Un movente diverso, invece, spingeva Nikolai Yespolovich Dzhumagaliev nato in Kazakistan nel 1952. Sgozzava le sue vittime e ne beveva il sangue direttamente dalle vene. Secondo le dichiarazioni di Nikolai uccideva soprattutto per cercare di vedere l’anima uscire dal corpo… ma non è mai riuscito a vederla e deducendo da questo che forse nessuno ha un’anima.

Il 13 Maggio 2014 “il fatto quotidiano” pubblica un articolo di medicina dedicato al sangue, come alcuni Istituti di Medicina hanno fatto indipendentemente degli esperimenti sul sangue e verificando come il sangue di un soggetto giovane messo in un soggetto anziano possa ringiovanire le attività del soggetto stesso andando a rinnescare i meccanismi che col tempo avevano smesso di funzionare.

Che il sangue “fresco” immesso in un organismo giovi allo stesso si sa da tempo. Prima dell’avvento della Eritropoietina (EPO),  un ormone glicoproteico che regola la produzione di globuli rossi, gli sportivi erano soliti effettuare l’AUTOEMOTRASFUSIONE.

L’autoemotrasfusione consiste nel prelevare, poco più di un mese prima di una gara, dei quantitativi di sangue e conservarli in frigorifero ad una temperatura non superiore ai 4 gradi centigradi. Il giorno prima della gara vengono reintegrati nelle vene. Così facendo l’aumento dei globuli rossi nel sangue consente di avere migliori prestazioni. Nel mondo dello Sport è considerato Doping a tutti gli effetti e quindi bandito come illecito. Il nome a lui attribuito, infatti, è Doping ematico o Emodoping.

Si parla di Autoemotrasfusione, oppure di Doping Ematico Autologo, quando il prelievo di sangue e la successiva trasfusione vengono effettuate dallo stesso soggetto.

Nel caso in cui il soggetto a cui viene effettuato il prelievo è diverso dal soggetto a cui viene effettuata la trasfusione viene chiamato Doping Ematico Omologo. In questo caso però c’è un’alta possibilità di trasmissione di malattie quali AIDS, Epatite e simili.